La valutazione del rischio vibrazioni deve essere eseguita secondo il Decreto legislativo 81/2008 e il rischio vibrazioni deve essere valutato “in base alla parte del corpo che subisce tale fenomeno fisico: si hanno dunque esposizioni trasmesse al sistema mano-braccio e al corpo intero”.
Una volta determinato il livello di esposizione, cui sono soggetti i lavoratori che fanno uso di macchine o attrezzature che producono vibrazioni, il decreto prevede i “concetti di valore d’azione e di valore limite d’esposizione”: se vengono superati deve scattare l’“azione”, cioè “l’attivazione delle procedure e delle misure di prevenzione e protezione, compresa la sorveglianza sanitaria”.

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Si ricorda infine che “in caso di attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori anteriormente al 6 luglio 2007 e che non permettono il rispetto dei valori limite di esposizione tenuto conto del progresso tecnico e delle misure organizzative messe in atto, l’obbligo del rispetto dei valori limite di esposizione a vibrazioni entra in vigore il 6 luglio 2010”.

Dopo aver esposto alcuni delucidazioni in merito ai valori limite su tempi brevi e aver presentato gli eventuali effetti dannosi delle vibrazioni sul corpo umano, il documento entra nello specifico della valutazione dei rischi.

La misurazione dei valori di accelerazione è indicata dal D.Lgs. 81/2008 quale “metodo di riferimento” e la “stessa norma prevede l ’utilizzo di banche dati dell’ISPESL, delle Regioni o, in assenza di dati utilizzabili relativi alle macchine o al loro uso, ai dati forniti dal fabbricante dell’attrezzatura considerata; il ricorso alle misurazioni è comunque indispensabile qualora non risultino adattabili i valori presenti nelle banche dati autorizzate dalla norma (ISPESL e Regioni)”.

Veniamo alla metodologia di valutazione indicata che prevede la seguente procedura:

– individuazione delle attività lavorative e delle attrezzature utilizzate con i loro livelli di accelerazione;
– suddivisione dei lavoratori operanti in cantiere in gruppi omogenei secondo le attività svolte e individuazione, nell’ambito di ciascun gruppo omogeneo, dei valori di accelerazione di ogni attrezzatura utilizzata e della relativa percentuale di tempo lavorativo dedicato;
– calcolo per ciascun gruppo omogeneo (mansione), del livello di esposizione personale relativo alla giornata ricorrente con il massimo livello di esposizione.

Il manuale precisa che “qualora vi siano differenze sulle attività o sulle attrezzature o sui tempi di esposizione non è più possibile considerare omogeneo il gruppo di lavoratori, pertanto per i lavoratori che non rientrano per tali differenze nel gruppo, deve essere eseguita una valutazione a parte (nuovo gruppo omogeneo)” e che “il tempo di esposizione al rischio vibrazioni dipende, per ciascun lavoratore, dall’ effettivo utilizzo di attrezzature vibranti”.
Occorre “determinare il reale tempo di esposizione alle vibrazioni, escludendo, nell’ ambito dell’attività considerata, i periodi d’inattività funzionali dell’attrezzatura, le pause dovute al procedimento lavorativo e le sospensioni fisiologiche”.

La valutazione del rischio “deve essere compiuta con cadenza almeno quadriennale e aggiornata qualora avvengano mutamenti che potrebbero averla resa obsoleta o quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione”.

Nel documento di valutazione dei rischi, a proposito del rischio vibrazioni, è necessario riportare almeno:
– i livelli di vibrazioni cui i lavoratori sono esposti distinti per tipo (mano-braccio e corpo intero);
– le misure di prevenzione e protezione adottate (compresi i guanti antivibranti);
– l’attività d’informazione, formazione e addestramento;
– la sorveglianza sanitaria.

Nel manuale sono contenute specifiche informazioni in merito alla formazione, alla sorveglianza sanitaria e alle misure di prevenzione e protezione, con particolare riferimento ai sistemi di smorzamento e i dispositivi di protezione individuale antivibranti.

In particolare si ricorda che l’attenuazione delle vibrazioni trasmesse al corpo intero “si ottiene con l’uso di sedili dotati di sistema ammortizzante; alcune macchine, come ad esempio gli autocarri, possono avere anche la cabina ammortizzata”. Inoltre sono importanti “le sospensioni del telaio che, se efficienti, forniscono un notevole contributo in termini di abbattimento delle vibrazioni”.